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Matteo Favaro

Matteo Favaro

Incidente in azienda: 4 sorprese da incubo che non sapevi di dover affrontare

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Quando si verifica un grave incidente in azienda, o un dipendente muore sul posto di lavoro, l’imprenditore si trova al centro di un ciclone, spesso incapace di capire come comportarsi e proteggersi.

In questo articolo ti ho raccontato come funziona quando si verifica una disgrazia, come si comportano i carabinieri, il personale medico e gli ispettori dell’ASL. Ma questo rappresenta solo il quadro generale. Ci sono altre dinamiche che devi assolutamente conoscere.

Eviterai così di sentirti perseguitato dalla sfortuna quando inizierai a sperimentare quelle che potremmo chiamare eufemisticamente “brutte sorprese”, ma che non sono altro che nodi che vengono al pettine, presentando il conto per la superficialità (o l’eccessivo ottimismo).

Voglio quindi raccontarti nel dettaglio quali sono questi eventi assolutamente prevedibili, mostrandoti cosa dovrai fronteggiare nel caso si verifichi una fatalità simile nella tua azienda.

  1. Il giudice potrebbe nominare un perito, per analizzare la situazione e dare il suo parere da esperto nel determinare le dinamiche e le responsabilità dell’incidente.

Tu quindi ti senti tutelato, perché c’è una persona competente che ti aiuterà a dimostrare la tua estraneità ai fatti e a farti riaprire l’attività in tempi rapidi

Peccato che… sorpresa! Il perito spesso si comporta molto diversamente da quello che ti aspetti. Ci mette un’infinità di tempo a studiare il caso, mentre tu perdi soldi ogni giorno, e a volte fraintende completamente l’accaduto.

Non voglio mettere in discussione la professionalità di nessuno, ma non è un segreto che il ruolo di perito sia molto delicato. Una responsabilità importante, che andrebbe affidata a qualcuno di veramente esperto e coscienzioso.

Purtroppo per te, i nomi famosi e i professionisti più qualificati normalmente difendono i privati: fanno i periti di parte. Non difendono i giudici. Quindi la persona scelta sarà inevitabilmente uno degli “altri”.

  • L’imprenditore medio, inoltre, normalmente non chiama nessun avvocato. Chiede lumi al suo consulente 81 (la vecchia 626), che però non ha esperienza a riguardo. Se segui questa strada – seconda sorpresa! – ti trovi in un mare di guai.

Per te è la prima volta che succede un incidente così grave, e con tutta probabilità è la prima volta anche per il tuo consulente. Quindi siete in due a barcollare nel buio, perdendo tempo prezioso invece di preparare una difesa come si deve.

Per l’ASL, questi incidenti sono la routine. Gli ispettori se la prendono comoda, sapendo di avere un anno e mezzo di tempo per raccogliere le prove e portare avanti le indagini. Tu nel frattempo sei fermo e stai subendo due volte.

La prima volta perché, a macchine ferme, non puoi portare avanti la produzione, con tutte le conseguenze che puoi immaginare sul tuo flusso di cassa e con le inevitabili penali da pagare ai clienti che attendevano da te la consegna di quanto pattuito.

La seconda volta perché questo è un periodo cruciale, in cui devi creare la tua difesa e prepararti adeguatamente. Se non lo fai, ti stai scavando la fossa da solo.

Ecco alcuni consigli, di immediata applicazione:

  • Se ti capita di essere interrogato dagli ispettori dell’ASL, non parlare mai a ruota libera.

Rispondi in modo secco a domande dirette. Infatti il verbale verrà messo nel fascicolo delle indagini del PM, quindi – come dicono nei film americani – “Tutto quello che dirai potrà essere usato contro di te”

  • Non dare all’ASL le informazioni prima del tempo. Ricordati che è il tuo avversario. Loro sono gli accusatori e tu sei il difensore.

In verità ci sarebbe da aprire un capitolo a parte sul fatto che il PM potrebbe essere amico del giudice, essere andato all’università con lui, fare colazione insieme a lui la mattina ecc. Ma facciamo finta che sia una situazione ideale, di perfetto equilibrio.

Da una parte il PM, l’avvocato dell’accusa, dall’altra l’avvocato penale, che rappresenta la difesa, e in mezzo il giudice completamente imparziale.

  • Limita i danni dando assistenza ai parenti della vittima o al lavoratore gravemente ferito. Paga il funerale, offri un aiuto economico, sii presente e cerca di aiutarli a superare lo shock.

Non solo perché è davvero il minimo che tu possa fare, ma perché è molto importante che la famiglia non si costituisca parte civile. Evitarlo è la tua priorità.

Se parte un processo civile iniziano a entrare in gioco i soldi. Tanti soldi. E nessuna azienda può permettersi di pagare certe cifre, soprattutto una PMI che, il più delle volte non è adeguatamente assicurata.

Ti faccio un esempio. Diciamo che il tuo dipendente era sposato con due figli, due genitori in vita e due fratelli. Tralasciando il reddito che hai tolto alla famiglia, come solo danno assistenziale dovresti risarcire:

  • 245.000€ alla moglie
  • 245.000€ per ogni figlio
  • 245.000€ per ogni genitore
  • 85.000€ per ogni fratello

Queste sono cifre medie, poi il giudice potrà fare delle modifiche, ma resta il fatto che dovresti risarcire SOLO di danno esistenziale circa 1.395.000€. OLTRE alla rivalsa dell’INAIL e dell’INPS per la pensione superstiti.

Ma che cosa cambia tra un processo penale e uno civile?

È molto semplice. In un processo penale c’è un’indagine in cui si comprende il motivo per cui è successa la disgrazia e si cerca la persona (o le persone) che avrebbe dovuto impedirla.

Il processo civile, invece, NON segue questo principio.

L’art. 2087 del Codice Civile afferma che – per contratto – devi salvare la vita ai tuoi operai. NON si devono fare male. Per NESSUN motivo.

Il risultato è che è praticamente impossibile contenere la colpa. Anche se non sei stato condannato penalmente devi pagare un risarcimento per “responsabilità astratte e penali”.

E quindi l’INAIL cerca di rivalersi su di te.

  • Qui arriviamo alla terza brutta sorpresa. Infatti molti imprenditori pagano l’INAIL e pensano di essere assicurati. Ma non è così. L’INAIL  è un’assicurazione per i lavoratori.

Quando un tuo dipendente muore o si infortuna gravemente, l’INAIL dà del denaro immediatamente solo ai parenti della vittima, seguendo delle specifiche tabelle nazionali.

Se c’è una vedova riceve un TOT, se ci sono dei figli questa somma aumenta. Poi bisogna considerare anche il danno biologico, l’inabilità a lavorare… un sacco di variabili.

La vedova però può sostenere che i soldi ricevuti dall’INAIL siano insufficienti e può incaricare un perito di fare la sua indagine e individuare tutte le cose che NON erano in regola in azienda.

Questo perito (che stavolta potrebbe essere uno dei più bravi, e fa ovviamente gli interessi della vedova) prepara tutti i documenti, che vengono depositati agli atti e aggravano la tua posizione.

In più, mentre l’ASL sta analizzando queste nuove prove passa altro tempo, e la tua azienda è ancora chiusa!

  • Non è finita qui perché l’indagine alla fine potrebbe dimostrare che il nesso causale – cioè l’elemento che ha causato la disgrazia – è il macchinario e non un tuo errore. Sembrerebbe una buona notizia, ma – super sorpresa! – spesso non lo è.

L’ASL segnala al Ministero dello Sviluppo Economico che il problema dipende dal macchinario. Il MISE a sua volta invia una lettera al costruttore in cui chiede l’elenco di tutte le macchine vendute.

Se c’è il rischio di vita, può imporre al costruttore di sistemare tutte le macchine. Oppure, come spesso succede, può chiedergli di ritirarle TUTTE dal mercato. Intuisci facilmente quanto questo sia un danno enorme per chiunque.

Se quella macchina l’hai comprata da qualcuno, non puoi più usarla, e devi sperare che lui abbia una adeguata polizza sul prodotto per risarcirti. Se l’hai costruita tu, invece, ti ritrovi dalla padella nella brace, perché oltre a non poterla usare devi pagare i danni anche a tutti i tuoi clienti a cui hai venduto quel macchinario e che ora sono bloccati a causa tua.

Dopo questo turbine di “sorprese”, senza un’adeguata polizza assicurativa e senza un consulente preparato, ti trovi in una situazione disperata.

Non hai un avvocato esperto a difenderti, perché con ogni probabilità ti sei rivolto a un avvocato civile specializzato in riscossione crediti e diritto del lavoro, che non sa nulla di come si gestiscono gli infortuni sul lavoro (gli avvocati specializzati in questo ambito sono pochissimi).

Inoltre, devi presentare all’ASL le carte che dimostrano che il deceduto aveva seguito un appropriato percorso di formazione (sperando che sia così) e che la macchina era in regola, certificata, con il manuale d’istruzioni, le procedure e tutte le informazioni in ordine. E con tutta probabilità non sai nemmeno da dove cominciare.

È un bel problema, perché questi documenti vengono inseriti nel fascicolo del processo di primo grado, quello più importante in cui ci sono i periti, le testimonianze e le indagini.

È in questa fase che devi produrre le prove che ti scagionano, perché i livelli successivi (appello e cassazione) servono solo a verificare che non ci siano stati errori formali nel processo di primo grado, non puoi presentare nuove carte e testimonianze.

Quindi non puoi nemmeno dire “Se poi il processo va male, cerco un avvocato migliore e faccio ricorso in appello”. In queste situazioni è “buona la prima”.

Avrai capito ormai che, in una simile situazione, non si può parlare di sfortuna e cadere dalle nuvole quando le cose si mettono male. Tutte queste dinamiche sono assolutamente prevedibili e devi giocare d’anticipo tutelando te stesso e la tua azienda.

Come? Con un’adeguata prevenzione e affidandoti ai consulenti giusti.

Hai bisogno di qualcuno che analizzi approfonditamente i rischi che stai correndo, ti aiuti a prevenirli, a tenere tutte le carte in ordine e a individuare le migliori strategie di difesa in caso di incidente. E in più hai bisogno di una polizza adeguata.

Le due cose sono strettamente collegate, perché le polizze standard sono inadatte a situazioni complesse (e purtroppo assai frequenti) come questa. Senza una valutazione dei rischi fatta come si deve, sei in balia del caso e della fortuna.

Per questo nel nostro lavoro abbiamo deciso di seguire una via diversa da quella dei broker tradizionali, e di mettere sempre al primo posto la fase di analisi e consulenza, per cucire su misura per ogni cliente le soluzioni assicurative e di assistenza legale più appropriate.

Se vuoi conoscere il nostro metodo e proteggerti dalle brutte sorprese, siamo a tua disposizione.

Chiamaci al numero verde 800 694 972 o scrivici a info@intimebroker.it, siamo pronti a studiare le misure di tutela migliori per il tuo specifico caso.


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