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Matteo Favaro

Matteo Favaro

Che cosa rischi (DAVVERO) se un tuo dipendente si fa male?

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La maggior parte degli imprenditori cerca di allontanare dalla sua mente il pensiero che qualcosa di grave possa succedere nella sua azienda. L’idea che un dipendente, per esempio, possa farsi male o morire è relegata in un angolino buio della coscienza.

È naturale, perché il nostro cervello funziona così: cerca di proteggerci dall’ansia e dalla preoccupazione rendendoci difficile concentrarci sui pensieri spiacevoli.

Purtroppo, se sei il titolare di un’azienda, e hai a cuore il tuo futuro, non puoi lasciarti andare alla tentazione di dire “Meglio non pensarci”.

DEVI pensarci.

Le ragioni sono semplici e sono certo che le conosci, ma voglio riepilogarle in modo da aiutarti meglio a capire perché questo atteggiamento è pericoloso.

  1. Rifiutandoti di pensare ai casi più gravi, stai soltanto evitando di prepararti adeguatamente ad affrontare questi imprevisti. Se dovesse succedere qualcosa a un tuo dipendente, ti troveresti in piena emergenza a chiederti cosa fare, e come reagire, circondato dal un team che a sua volta non è pronto a gestire la situazione.
  2. Inoltre, stai sottovalutando le responsabilità che hai e le conseguenze sulla tua vita e sulla tua azienda. Parte la telefonata al 112, arriva l’ambulanza, poi l’ASL e i carabinieri e inizia un calvario che non immaginavi nemmeno. Per te è la prima volta, per le forze dell’ordine l’ennesima, con tutte le conseguenze del caso.
  3. Per di più, questi incidenti, sorprattutto se mortali, finiscono dritti sulle prime pagine dei giornali, con il tuo nome e il nome della tua azienda bene in vista. Oltre al dispiacere per l’accaduto e alle conseguenze legali, ti trovi ad affrontare senza armi anche  quelle sulla tua reputazione.

Per questo ora ti chiedo la tua completa attenzione, perché voglio spiegarti cosa succede quando un tuo dipendente ha un infortunio invalidante, o un grave incidente, mortale o no.

In questo modo ti aiuterò a prepararti adeguatamente a una simile eventualità.

Se stai pensando “A me non può succedere”, ti informo che in Italia ogni giorno tre persone muoiono sul lavoro, e parecchie centinaia rimangono ferite. 

Quindi… sì, a te PUÒ succedere.

Ci sono diversi tipi di incidente. Anche l’incidente stradale è un infortunio sul lavoro. Se una persona va da casa al suo ufficio e si fa male, si tratta di un cosiddetto infortunio in itinere, che ti riguarda anche se è successo lontano dalla tua sede.

Ma vediamo il caso più grave: un tuo dipendente muore dentro un forno, o dentro un tornio, o in cantiere, oppure perde un braccio dentro una pressa.

Cosa succede?

Di solito qualcuno in fabbrica chiama il 112, che a sua volta avverte ambulanza, Carabinieri e ASL. All’improvviso arrivano 10-12 persone sul luogo della tragedia. E la tua vita viene travolta da una serie di eventi a catena.

Mentre il personale medico si occupa del tuo dipendente, i Carabinieri e la ASL iniziano subito un’indagine.

La prima voce in elenco è verificare che non si tratti di un omicidio (o tentato omicidio). Come puoi immaginare, infatti, una cosa è un infortunio avvenuto per disgrazia, un’altra è un omicidio sul lavoro.

I Carabinieri iniziano a scattare foto su foto, per ricostruire lo stato dei luoghi, proprio come si fa sulla scena di un crimine. Queste foto sono indispensabili perché si tratta di un momento non ripetibile, né riproducibile, ma sono secretate. Inoltre hanno valore legale e fanno parte delle indagini.

Significa che nessun altro le più vedere, nemmeno tu. Quindi non hai modo di capire cosa arriverà sotto gli occhi del Pubblico Ministero.

Contemporaneamente, l’ASL inizia a intervistare i colleghi del malcapitato, raccogliendo le cosiddette S.I.T. (sommarie informazioni testimonali).

Due ispettori ASL registrano tutto ciò che è realmente avvenuto, intervistando un testimone alla volta e scrivendo su un foglio tutto ciò che viene detto.

Questo è molto importante, perché non è il testimone a scrivere direttamente. L’ispettore compila e poi il testimone firma. I verbali vengono messi nel fascicolo delle indagini del PM.

Le stesse interviste vengono rifatte il mattino dopo. E spesso le dichiarazioni cambiano.

Insomma, queste persone fotografano tutto, e fanno domande a tutti senza che tu abbia la minima possibilità di sapere cosa hanno trovato e se ti riterranno responsabile dell’accaduto.

Ma non basta.

Una volta completata questa prima parte dell’indagine, l’ASL fa delle prescrizioni per fare in modo che non si verifichino più incidenti.

E qui la situazione si complica ulteriormente.

Perché tu hai bisogno di ripartire. Nonostante la disgrazia non puoi permetterti di fermare la produzione. Ma l’ASL ha 6 mesi di tempo per completare le indagini, che possono essere prolungati fino a un anno e mezzo.

Inoltre, se il PM nota che è un caso particolarmente difficile o delicato (leggi: è finito su tutti i giornali) nomina un perito. E le indagini si allungano ancora di più.

Mentre succede tutto questo, tu sei fermo.

Infatti l’ASL non ha il compito di aiutarti con il tuo business. Il suo lavoro è salvare la vita alle persone, non alle aziende, e non sa nemmeno di cosa hai bisogno per continuare il tuo lavoro. 

Quindi per esempio, se un lavoratore muore dentro un forno, la tipica prescrizione è il divieto di usare quel forno. Anche se a te serve.

Oppure, mettiamo il caso che lavori nella filiera automotive e si verifica un infortunio su una pressa che realizza un pezzo particolare, ti vieta di utilizzare quella pressa.

Intanto gli ispettori vanno via, senza dirti niente. Ogni tanto ti contattano, ti chiedono un pezzo di carta e poi spariscono nuovamente. Tornano, fanno altre verifiche, trovano altri macchinari potenzialmente pericolosi o altre cose non in regola, ti chiedono di sistemarle e vanno via di nuovo.

E intanto tu aspetti il giorno in cui potrai ricominciare a lavorare.

E se tu devi garantire l’approvvigionamento dei pezzi?

Non puoi ripartire fino a quando la ASL, ascoltato il perito, non ha stabilito quali protezioni mettere alle tue macchine, non ha verificato che tu le abbia realizzate come prescritto e non ti ha dato il permesso di ripartire.

Sai come funziona.

In una situazione del genere il cliente finale non può produrre perché non ha i componenti che tu avresti dovuto consegnargli. E quindi ti trovi in questa situazione:

  • il tuo dipendente si è infortunato gravemente o è morto;
  • tu non sai se sei indagato, perché le foto e le testimonianze sono coperte dal segreto istruttorio, quindi ti maceri nell’attesa di sapere se dovrai affrontare un processo penale o “solo” un processo civile;
  • i Carabinieri, la ASL, il perito e il PM stanno rivoltando la tua azienda come un calzino per capire a chi dare la responsabilità dell’accaduto (potresti essere tu);
  • la tua produzione è ferma fino a data da destinarsi;
  • come se non bastasse,  devi anche pagare i danni al cliente che non ha ricevuto quanto promesso .

Certo, un imprenditore lungimirante dovrebbe essere assicurato a dovere contro un’evenienza così catastrofica.

Ma potresti avere una brutta sorpresa.

Capita molto spesso che la polizza sia sbagliata, o inadeguata rispetto alle esigenze di quell’azienda, e che quindi NON sia valida in quello specifico caso.

Per esempio l’oggetto della garanzia è scritto male, i parametri dei risarcimenti non sono aggiornati, il massimale è troppo basso o ci sono delle esclusioni

Sai cosa succede dopo?

Te lo dico io: la maggior parte delle aziende che si trovano in questa situazione chiude.

Perché l’imprenditore non era preparato e non sa come reagire.

Come puoi tutelarti e proteggere i tuoi dipendenti e il futuro della tua azienda?

Gli elementi principali sono tre:

  1. Devi fare tutto ciò che è possibile per evitare che un tuo dipendente si faccia male. Quindi devi adottare tutte le necessarie strategie di prevenzione.
  2. Devi avere una polizza su misura, che sia per te una rete di salvataggio solida da usare quando tutto va male e la tua azienda è in difficoltà
  3. Devi avere un bravo consulente e un buon avvocato, per difenderti nel caso in cui venga accertata una tua possibile responsabilità.

Mi sembra evidente che un assicuratore tradizionale non sia in grado di aiutarti in questi tre punti, perché non è preparato ad aiutarti in casi simili.

Per questo voglio presentarti il mio modo di lavorare.

Consigliarti una polizza è solo l’ultima fase del mio lavoro. Prima c’è un’analisi approfondita della situazione della tua azienda, con lo studio di tutti i possibili scenari, dei rischi e del possibile impatto sul tuo patrimonio.

Poi viene creato un piano d’azione, che mette in evidenza le operazioni indispensabili di prevenzione. L’obiettivo infatti è ridurre i rischi e proteggere il tuo personale e il tuo futuro.

Grazie a questa diagnosi riuscirai a individuare gli elementi critici e a metterli in sicurezza, preparando anche tutta la documentazione da usare in caso di incidente, per dimostrare che hai fatto tutto quello che potevi. Potrò inoltre suggerirti delle strategie per tutelare coloro che lavorano con te e mostrarti quali sono i vantaggi fiscali per la tua azienda.

Inoltre avrai al tuo fianco una vera e propria task force, pronta ad agire e ad aiutarti in caso di grave incidente, consigliandoti al meglio e difendendoti.

Solo dopo esserci occupati di questi punti, passeremo a proteggere la tua azienda dai rischi residui, quelli che non puoi fare niente per evitare, con un’assicurazione che ti tutela veramente.

Come vedi, si tratta di un approccio totalmente opposto a quello dell’assicuratore classico, che arriva, ti vende la polizza e se ne va, disinteressandosi di tutto il resto.

Se vuoi essere pronto ad affrontare e superare le conseguenze di un incidente nella tua azienda, e hai a cuore i tuoi collaboratori, il tuo futuro e i tuoi affari, sono a tua disposizione.

Chiama il numero verde 800 694 972 o scrivi a info@intimebroker.it, per ricevere maggiori informazioni.

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